(conta per il 95° giro di NonnAu)
Uno si chiama Tristano ed è piccolo, nano, un po’ grigio, è grassoccio e pelato.
L’altro si chiama Flaco, lungo e sottile, silenzioso, forse gentile.
Siedono sul davanzale interno della grande vetrata fiabesca che sormonta la curva delle belle scalinate in pietra della casa.
La casa della nonna dell’orso.
I due spiriti vivono là, in alto, fra la vetrata fiabesca e le piante che fioriscono in quell’angolo di luce che emana il sole ogni giorno da nordest.
O la luna, la mezza luna piena a mezzanotte nelle notti di burrasca.
I due spiriti abitano in quella casa da molto tempo. Arrivarono da molto lontano.
Uno, Flaco, figlio d’un’ape operaia e di un fungo porcino, nato lassù nelle vallate cento e passa anni fa.
L’altro, Tristano, venuto dal mare, figlio di una spugna e di un guscio di conchiglia. Erano arrivati in quella casa mentre i muratori la stavano costruendo, nell’anno 1935. Il luogo gli era piaciuto ed avevano deciso di fare di quella dimora la loro patria eletta. Due clandestini, due spiritelli della natura come ce n’è tanti, uniti da un’amicizia nata da qualche parte giù per la pianura, forse in una qualche frasca fra un goccio di bianco rubato o di nero rovesciato da un contadino ubriaco.
Nella casa, piena di bambine, bambini, cani, gatti, canarini, donne, uomini, soldati di alcuni eserciti di passaggio, nella casa v’era indubbiamente molta vita.
Ai due spiritelli piaceva, ma spesso desideravano un po’ di tranquillità: s’arrampicavano sopra agli armadi, su per le grondaie, in soffitta, sul tetto…
Alla fine s’accorsero che il posto migliore per avere tutta la situazione sotto controllo e
per godere di una discreta tranquillità era proprio quel davanzale interno sotto la fiabesca finestra delle scale, fra i vasi delle piante.
Da allora, era la fine degli anni ’50 o i primi anni ’60, i due oziosi spiritelli se ne stanno lassù, salvo uscire la notte per far festa con un po’ di vino e un boccone di pane e salame.
Qualche volta hanno rotto un bicchiere od un piatto ma, al di là di questo e dei piccoli espropri culinari a cui sono avvezzi, non ci si può certo lamentare di loro.
Negli ultimi tempi sono un po’ invecchiati e, per questo hanno ancora più voglia di giocare.
Sospetto che siano loro che, a furia di scherzare con i due vecchi interrotori della lampada che, sospesa a tre metri dagli scalini, illumina le scale, fanno saltare la luce. Uno appeso ad un interrutore, l’altro a quello del corridoio, si dondolano facendo finta di essere due tecnici della luce holliwoodiani.
( Raff BB Lazzara, 28 Febbraio 2002)