Discorso di Silvia Naef per la cerimonia funebre di Raffaele, 16 giugno 2016
A Raffaele, il mio cuginetto, mi univa ben di più della semplice parentela genetica, dei due nonni materni che avevamo in come (anche se questa non era cosa da poco). Ed è non solo perché era mio cugino che sono qui, ma soprattutto perché era un amico, una persona affine, nel senso del termine tedesco Wahlverwandtschaften, che son ben piu di affinità elettive come lo si traduce in genere in italiano, ma parentele elettive, scelte.
Anche se devo ammettere che della sua prima comparizione su questa terra – avevo allora 6 anni –non mi ricordo granché, perché la cosa che mi aveva colpita e interessata a Düsseldorf, era stato un cinghiale dello zoo che ricordo sino ad oggi e l’acqua cattiva del Reno.
Con Raffaele ho cominciato a scambiare da quando aveva 10 anni, e poi soprattutto, quando adolescente, ha cominciato ad interessarsi alla musica, alla letteratura che anch’io apprezzavo. E poi c’era la rivolta, che senz’altro non ho vissuto con la stessa intensità di Raffaele, o forse diversamente, ma che condividevo.
Poi, quando ha avuto sui vent’anni, è venuto per tanti anni a Ginevra, e trascorreva a volte lunghe settimane estive nella bohème arabo-kurdo-elvetica nella quale vivevo. In questo contesto, Raff aveva conosciuto la poesia araba, Mahmud Darwish, Adonis e altri, e soprattutto, apprezzava il fatto che la poesia continuava ad essere, nel mondo arabo, un tipo di espressione popolare e sentito. Si era sentito vicino alla causa kurda, che forse poi è stata in qualche modo anche una prefigurazione del ritorno alla zona delle montagne natie della famiglia, il Friuli. Era inoltre riuscito a conoscere, nel paese della finanza, alcuni militanti anarchici. C’erano stati anche episodi piu’ difficili, come una sera in cui festeggiavamo in casa facendo musica con un gruppo di amici e che i vicini avevano chiamato la polizia. Uscimmo quindi e Raffaele si mise a suonare la chitarra in un locale di frichettoni, come si diceva all’epoca. E li’, uno coi capelli lunghi, jeans malmenati e la barba lo scaccio’ e Raffaele pronuncio’ una delle sue frasi celebri : c’est la même de la police, siete come la polizia.
Ci sarebbero ancora mille cose da dire su Raffaele, ma mi fermero’ qui.
Finiro’ questa evocazione con una frase che Raffaele, che era a un’epoca un grande autore di lettere, mi scrisse il 20 marzo 2007 e che secondo me lo descrive perfettamente :
« Sono in pace moralmente, incazzato con la società umana e pronto a giocarmi ogni giorno come fosse l’ultimo, con dignità, sovversione, gioco, sberleffo, un residuo d’incanto e uno di rabbia. »
Ciao, cuginetto !

Raffaele e Silvia a “Villa Silvia”, Monfalcone, giugno 1970
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