Pietro Valpreda

Intervista di Luca Meneghesso a Raffaele BB Lazzara su Pietro Valpreda



 

Meneghesso: Esiste una doppia polarità dell’inserimento degli anarchici nella vicenda della strage di piazza Fontana. Se Pinelli ha avuto il ruolo della vittima sacrificale, Pietro Valpreda ha avuto quella del capro espiatorio.
Lascio la parola a Raff che ha conosciuto e frequentato Pietro Valpreda a Milano.

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Raff: io sono stato amico di Pietro Valpreda negli anni Ottanta e primi anni Novanta fino quasi alla sua morte per il semplice fatto che ero un militante anarchico del circolo del Ponte della Ghisolfa di Milano e poi un frequentatore del suo locale in corso Garibaldi. Non ho grandi cose da aggiungere su quanto si può dire sulla strage e di tutta la vicenda giudiziaria di Pietro. Io gli sono stato amico, ci siamo frequentati per anni ma non è che passavamo il tempo a parlare di queste cose. Erano cose che in realtà io tendevo un po’ anche a lasciare a margine. Tra l’altro oggi come oggi a distanza di tanti anni sono anche più curioso di altri aspetti della vita di Pietro, della sua vita da ballerino dell’avanspettacolo italiano in giro per l’Europa con Macario, Wanda Osiris. Ci sono tante cose che in realtà mi spiace di non avergli chiesto. Sicuramente l’aspetto più tremendo di quella che secondo me è stata una strategia decisa, organizzata – magari male – perché la morte di Pinelli è stata una vicenda paradossale per molti aspetti. Questa storia per me che sono nato intorno agli anni della strage di piazza Fontana abitando in quella città mi dico sempre che è una grandissima infamia, una vergogna tremenda perché che la classe dirigente di una nazione possa pensare di creare attraverso dei massacri pubblici dei suoi cittadini inermi una politica che persegue un disegno così tremendo è qualcosa di inaccettabile. Io penso che a partire da quello, quando io avevo quattordici anni, ho partecipato alla mia prima manifestazione che era nel 1979 i dieci anni dalla strage. Ed ero a quattordici anni un bambino praticamente in piazza con gli anarchici a Milano. Penso che chiunque abbia una coscienza non possa non essere stato… non c’è dubbio che non si può credere ad una democrazia ed ai suoi valori partendo da presupposti simili.

Cul Piero Valpiera a Milan cs di via torricelli 1993
Pietro fece il militare a Gorizia. Aveva un rapporto con il Friuli di grande amicizia. Fece anche un
periodo a Palmanova. Lui era un innamorato delle culture minoritarie, dei linguaggi popolari,
minori, piccoli, non legiferati in qualche modo.
E arrivava ad un Friuli che ricordava con questo aspetto di orgoglio e amicizia verso la lingua che avevano i friulani. Quando venni qua in Friuli alla fine degli anni Novanta, lui ricordava queste cose in alcuni incontri di quegli anni là. Lui parlava in milanese e ci teneva molto a questa cultura popolare sottoproletaria di una Milano un po’ legata ad una cultura di piccola malavita, alla
“leggera” come si chiamava all’epoca. Ho un suo libretto pubblicato dal circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, uscito ben prima delle altre pubblicazioni che fece poi con quell’Aprico, questi gialli, sempre negli anni Novanta1, i secondi anni Novanta. Questo era un suo primo giallo in milanese Tri dì a Lui2 romanzo noir di vita di quartiere che descrive abbastanza bene quella che era la sua identità rispetto alla propria origine culturale. Lui era molto amico della mia morosa che era una ballerina – lui era un ballerino, lei era una ballerina – andavamo a vedere i suoi spettacoli a teatro.
Non sono stato al suo funerale purtroppo. Sono arrivato in un secondo momento, ero qua da queste parti.
Ogni tanto la sera stavamo lì nel suo locale che si chiamava “la barricata 1898”. La barricata ai tempi di Bava Beccaris quando Bava Beccaris sparò – come dice la canzone popolare4 – sulla plebe che chiedeva pane e fu sfamata dal piombo di Bava Beccaris che poi fu all’origine della vicenda di Bresci.

Lui aveva questo locale ed io andavo tante volte là la sera si stava là poi lui chiudeva mi
portava a casa mia in macchina6, si andava a Porta Garibaldi a comprare il “Corriere della Sera” poi veniva da me a farsi una grappa prima di andare a dormire. Non parlavamo mai di stragi o di cose così. Parlavamo di cose molto chiare.
Le ultime volte che sono andato al Ponte della Ghisolfa, che stavo già qua in Friuli, quando ero a Milano a trovare i compagni, l’ho sempre trovato lì. Polemizzando sempre. Dicendo: “se sei un postino lavori per lo stato, se sei un ferroviere lavori per lo stato, tu sei un insegnante lavori per lo stato: ma noi non siamo contro lo stato?”. “E va beh” era sempre polemico alla grande insomma.


1 Quattro gocce di acqua piovana , La nevicata dell’85 e La primavera dei maimorti . Il quarto libro, L’estate del mundial , è stato scritto quasi interamente da Colaprico, a causa della morte di Valpreda. La serie è poi proseguita con un quinto libro.Valpreda contribuì alla realistica descrizioni di luoghi come i bassifondi milanesi in cui Binda si muove con i suoi informatori, del carcere di San Vittore, dei circoli anarchici e di periodi storici come la
contestazione studentesca.

2 Valpreda Pietro, Tre giorni a luglio , edizioni Ponte della Ghisolfa, Milano, 1996.

3 I funerali di Valpreda si tennero a Milano l’8 luglio 2002.
Vedi ad esempio Repubblica

4 “Alle grida strazianti e dolenti
di una folla che pan domandava,
il feroce monarchico Bava
gli affamati col piombo sfamò.”
Anonimo, Il feroce monarchico Bava , 1898.

5 Gaetano Bresci (Prato, 10 novembre 1869 – Ventotene, 22 maggio 1901) è stato un anarchico italiano, autore dell’omicidio del re d’Italia Umberto I.

6 Raff non aveva macchina già all’epoca.


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Amiche e amici vanno…

Amiche e amici vanno in vacanza a Ibiza o in Marocco. Io continuo a venire a Monfalcone dove da bambino, a casa dei nonni, leggevo i libri di Salgari e sognavo i pirati malesi. Oggi il sogno si è fatto realtà. Cammino per il viale circondato da uomini in turbante e donne avvolte in dati multicolori dalle frange dorate. Quando la realtà supera la fantasia. Monfalcone, turrita capitale d’Oriente …


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Io ne parlo come…

Io ne parlo come della dea della pizza bianca perchè qui nessuno parla più la lingua del cinghiale sacro e tutti si nutrono di funghi allucinanti, ovolaccio, convolvolo, erbeacide e crescione, qui il vino estivo rende ebbre anche le ciglia degli angeli caduti, ….. fie mie strie …


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Disse Matuzel al vecchio Raff:


Disse Matuzel al vecchio Raff: “Cosa stai pensando in questa posizione immobile?”.
Disse Raff : “Al pensiero al di lá del pensiero”
Disse allora il mattiuzzo : ” Come fai a pensare ciò che è al di lá del pensiero?”
Rispose il maestro: “Non farmici pensare!”

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La donna che cucina la jota (1)

La donna che cucina la jota
se ne frega della tua cravatta gialla
del compito di matematica
della busta paga
dello stadio
della sedia elettrica
lei se ne frega
della radio
lei se ne frega
dei tuoi amici ossuti nell’armadio,
del tuo errore dell’orrore
del tuo odio…

Perché la donna che cucina la jota
non scrive versi
ma ha muscoli forti
da fabbrica
da campo
da officina
da quando già a mattina
fumava gangia con le amiche
innamorate di furlani tossici
avvinazzati
vividi e morti

Perché la donna che cucina la jota
è una cometa
scintilla
brilla
chiama la brovada repa
ch’è un po’ slava e
bolscevica
logobarda
e la sua anima è cheta
fatica a vivere
discreta nell’amare
se non ha rose
vuole il pane almeno
con lei se non hai rispetto
non hai un nome

La donna che cucina la jota
come quella che fa il pane
è sacra come la madonna
ma la vede chi ha la vita
ancora acetosa fra le labbra
chi vuole sinceramente
tornare
chi sarà capace di spezzare
la crosta
Se non c’è verità
non c’è bellezza
(non c’è salvezza)

La donna che cucina la jota


Raff BB Lazzara
non datato

 

La donna che cucina la jota (2)

 a poki


La donna che cucina lajota ha trecce e lacci fra i capelli (scuri)
Ha nastri e fiocchi e gli occhi belli.
Le sue dita sono nude, non hanno nome, le sua dita non hanno anelli.
Lei è libera sul colle, libera nel bosco, lei è più di quello che sa, più di ciò che conosco.
Alta sulle ciglia dei rami, rizomatici amori, sollevata sopra le foglie, i tralici le gemme
E i fiori svelta nel valo dei bombi, di api di farfalle e i colori del falco e del gheppio confonde sopra le nubi e nelle nebbie piovose muschiose gratta sui muri.
Tutta , grande, totale la donna che cucina la jota.
Piccola idiota e fatale colei che descrive ed annota.


Cormons 2015.

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