Oggi ha lasciato il luogo dove ho lavorato per quasi sei anni.
A parte il capetto, che mi ha insolentito fino all’ultimo, i colleghi si sono astenuti dal parlarmi e dal salutarmi.
Solo alcune delle colleghe dell’assistenza mi hanno salutato e detto una parola.
No, anzi, Alessia mi ha salutato, baciato e mi ha detto “Mandi Raff, spero che tu trovi la tua strada, auguri”.
Io l’ho ringraziata.
Erano le buone maniere, sempre meglio di un calcio in culo, sostanzialmente stronzate.
A 42 anni, dopo quasi venti spesi in questo settore professionale bugiardo e controverso, un diploma e una laurea e mettiamoci anche una figlia, oggi sento che l’educazione è inutile.
L’educazione, la rivoluzione, l’età della ragione e la giusta soluzione …
Come tutti gli atti di volontà e di fede, illusioni.
Dopo sei anni a pazientare in quel buco del culo di posto neanche un piccolo gesto di amicizia, l’umanità si fotte nelle paranoie del lavoro e le persone si friggono la testa nell’ansia della propria frustrazione umana e professionale, lavorativa ideale, individuale …
E la cosa più triste e assurda è che io ci speravo, me la sognavo questa stretta di mano fra persone diverse ma in fin dei conti sempre esseri umani affratellati da qualcosa, il lavoro, un contesto comune, la condivisione quotidiana del pane e del formaggio…
Nulla, solo avversità, sciocchezze burocratiche e malizia.
Malizia al 100%, gelo e cattiveria tanto inutile quanto piccina e fuori luogo.
Ed io imbarazzato a lisciarmi la barba, tirarmi su le braghe e stringere i pugni.
Che tristezza.
Ho preso il treno come altre centinaia di volte, ma questa è l’ultima.
Fanculo a tutti, tanta fatica per niente.
Cioè no, per lo stipendio, ma quello non conta.
Per le mie emozioni non conta un cazzo.
Arrivato a Udine mi sono stappato una birra e ho preso le mie terapie per la pressione, la sindrome bipolare depressiva, l’ansia, il desiderio da ridimensionare e riqualificare, la passione uccisa.
A Cormòns ho fatto la spesa ed aspettato questi ragazzi con cui devo girare un video.
Quello che resta è un sentimento di grande solitudine.
Una solitudine inutile, inadeguata, autoreferenziale.
Anni di lavoro inutili, se non per pagare il mutuo, la sbronza serale e il diritto a vedere per due ore mia figlia.
Potrei andare da avvocati e giudici.
Ma non lo farò mai, quella è gente nata per mettere in croce i bastardi come me.
Pago due euro per vedere mia figlia due ore.
Il ruolo del padre.
Stronzate.
Pago due euro per vedere mia figlia due ore, come se andassi allo zoo a veder le scimmie.
E’avvilente e io pago e sto male e faccio finta di niente.
Tanto meglio di così non andrà, solo peggio.
Paziento e tiro avanti.
Anche imparare a sopportare è una bella scuola.
Utile.
Me ne importa qualcosa di questa vita?
No.
La risposta è no, chiaro e tondo.
Come non mi importava nulla del lavoro, di lontani e vacui sentimenti identitari, politici, ideali.
Resta in me quella piccola scintillaa, forse poesia, forse chissà cosa che non muore mai fino a che tu non sia totalmente morto.
Quella vive, in me, quella mia piccola scintilla segreta.
Mi dice vai avanti e preservami in te, sono tutto ciò che hai.
E ancora non so quale liberazione mi darà l’aver mollato la mansione orrenda del facente funzione, su e giù col treno a sentir gridare ordini tutto il tempo o a doverli gridare per non annegare.
E non so ancora quanto sarà dura restare per l’ennesima volta senza soldi me senza amore.
L’amore, dice il poeta americano, è un cane che arriva dall’inferno.
Meglio “un cjan ch’al rive da l’unfiar” o “Un perro che sale da l’enfierno”.
E l’odio?
Non so.
La rabbia è poca.
Poca la voglia di capire.
Poca voglia di analizzare, confrontarmi da solo col nulla.
Stanco confrontarmi con individui che vivono in un mondo tutto loro eppure così palesemente normale.
Stanco del lavoro, delle identità, delle parole.
Stanco di guadagnare per pagare, comprare.
Stanco di far finta di fare il padre.
Stanco del ruolo di artista.
Voglio solo bere una birra fredda, stare sdraiato a guardare il soffitto e in silenzio.
Un bel silenzio che mi faccia star bene.
E quella piccola scintilla dentro di me, segreta, che mi dice, vai e preservami nel profondo più fondo di te, sono l’unica cosa vera che hai.
Raffaele BB Lazzara, 3 Marzo 2007