Premessa

Introduzione a “POESIA”, autoproduzione, 1987

Non è facile dar conto qui, in uno spazio breve, della poesia di Raffaele Lazzara ed in particolare delle poesie di questa raccolta del 1987.
Proverò tuttavia a dirne i motivi più interessanti e forse più evidenti. La poesia di Lazzara può apparire ad una prima lettura come piana­ mente lirica ed autobiografica.
Ma in questo lirismo ed in questo autobiografismo si manifesta la mo­venza più interessante e più attuale della sua opera, ossia quella che porta la vita desublimata nella poesia per risublimarla e per ritornare, cosiffatto, nella vita.
La poesia di Lazzara ha, quindi, una valenza liberatoria, che si pone anche come atto di ribellione.
La sua vita e la sua poesia sono trasgressive, e, perciò politiche, non so­lo e non tanto per motivi interni e quasi contenutistici, ma proprio per la loro condizione di «inutilità» e quindi di estraneità rispetto al sistema di valori dominanti, o più esattamente, alla produttività del sistema. Ma, forse al di là delle definizioni a tavolino, si può avere un’idea più chiara di ciò attraverso le parole dello stesso Lazzara: «La mia poesia nasce dalla sofferenza quotidiana del mio essere poeta, e da questo do­ lore, da questa mia angoscia, dalla rabbia e dall’amore io non posso che ricavare e donare queste lacrime di colore, d’ironia, di sogno, di lotta …».
Tutto questo si realizza sulla pagina con un tono poetico discorsivo, le­gato più alla tradizione poetica francese che a quella italiana, sentita questa, in positivo e in negativo, come solenne, aulica, arcaica.
Discorsivo, dicevo, ma mai dimesso o narrativo, sia quando ci dà brevi quadri descrittivi come in «Mephisto», o nella lenta tonalità vagamente toscana di «Canto Erotico», od ancora quando usa, qua e là, anafore, allitterazioni, rime baciate, figure etimologiche ed altri artifici del fare poetico.
In conclusione va aggiunto qualcosa sulla musicalità di questa poesia, che non è valore intrinseco alla parola o al sintagma, come nella più parte della poesia novecentesca, quanto musicabilità, intesa come pos­sibilità concreto-immediata della sua fruizione orale, in cui si fanno sentire, in tutto il loro peso, tradizioni poetiche extraeuropee, quella araba in primis, che Lazzara molto ama.

Giorgio Mascitelli


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