Paolo Cantarutti racconta Raffaele BB Lazzara a Gero Vinyl, su Radio Onde Furlane.
20 giugno 2016
Prima parte
Seconda parte
Paolo Cantarutti racconta Raffaele BB Lazzara a Gero Vinyl, su Radio Onde Furlane.
20 giugno 2016
Prima parte
Seconda parte
Introduzione a “POESIA”, autoproduzione, 1987
Non è facile dar conto qui, in uno spazio breve, della poesia di Raffaele Lazzara ed in particolare delle poesie di questa raccolta del 1987.
Proverò tuttavia a dirne i motivi più interessanti e forse più evidenti. La poesia di Lazzara può apparire ad una prima lettura come piana mente lirica ed autobiografica.
Ma in questo lirismo ed in questo autobiografismo si manifesta la movenza più interessante e più attuale della sua opera, ossia quella che porta la vita desublimata nella poesia per risublimarla e per ritornare, cosiffatto, nella vita.
La poesia di Lazzara ha, quindi, una valenza liberatoria, che si pone anche come atto di ribellione.
La sua vita e la sua poesia sono trasgressive, e, perciò politiche, non solo e non tanto per motivi interni e quasi contenutistici, ma proprio per la loro condizione di «inutilità» e quindi di estraneità rispetto al sistema di valori dominanti, o più esattamente, alla produttività del sistema. Ma, forse al di là delle definizioni a tavolino, si può avere un’idea più chiara di ciò attraverso le parole dello stesso Lazzara: «La mia poesia nasce dalla sofferenza quotidiana del mio essere poeta, e da questo do lore, da questa mia angoscia, dalla rabbia e dall’amore io non posso che ricavare e donare queste lacrime di colore, d’ironia, di sogno, di lotta …».
Tutto questo si realizza sulla pagina con un tono poetico discorsivo, legato più alla tradizione poetica francese che a quella italiana, sentita questa, in positivo e in negativo, come solenne, aulica, arcaica.
Discorsivo, dicevo, ma mai dimesso o narrativo, sia quando ci dà brevi quadri descrittivi come in «Mephisto», o nella lenta tonalità vagamente toscana di «Canto Erotico», od ancora quando usa, qua e là, anafore, allitterazioni, rime baciate, figure etimologiche ed altri artifici del fare poetico.
In conclusione va aggiunto qualcosa sulla musicalità di questa poesia, che non è valore intrinseco alla parola o al sintagma, come nella più parte della poesia novecentesca, quanto musicabilità, intesa come possibilità concreto-immediata della sua fruizione orale, in cui si fanno sentire, in tutto il loro peso, tradizioni poetiche extraeuropee, quella araba in primis, che Lazzara molto ama.
Giorgio Mascitelli